Post invettivo del mattino.

Ecco, se qualche volta ho dato segni di amelismo, me ne pento e me ne dolgo, non era mia intenzione, non è nelle mie corde, non voglio assolutamente rifarmi a quell’immaginario lì. Vengo dalla provincia disagiata, inelegante, tamarra e post proletaria, lavoro per mantenermi, faccio fatica, mi lamento e tengo duro. Odio detesto non tollero l’amelismo. C’è un abisso fra l’immaginario infantile e l’infantilismo, fra l’invenzione linguistica e l’eccentricità di moda, fra la trovatina e l’avere qualcosa da dire, fra il meravigliarsi e l’essere imbambolati, fra Carol Rama e un disegnino colorato. Il comico è parente stretto del tragico, non del buffo e del naif.
I calzini per me significano piedi a terra, dare importanza al piccolo, al particolare, sdrammatizzare, non fare i seriosi, significano giocare e i giochi sono roba seria – serio e serioso sono due cose completamente diverse; i calzini significano “cose che si perdono”, perdita, cammino, passi.
Adoro le invettive, spesso scrivo per rabbia.
Salviamoci dall’amelismo tutti insieme.
Amen
Vado a fare la spesa

(p.s. Non ce l’ho con il personaggio di Amelie, ma con l’amelismo)


micronarrazioni

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