Post lungo su tutte le cose che so sulle maestre

Qualche anno fa ho aperto un gruppo su facebook che si intitola figli di maestra. Era un gioco nato con altri amici figli di maestra. Essere figli di maestra significa sapere tutte delle cose su un mondo, che è quello delle maestre, verso il quale io, figlia di maestra, e altri figli di maestra che conosco, nutriamo una serie di sentimenti che sono in definitiva di simpatia e affetto. Un mondo dal quale ci viene anche una buona dose di divertimento quando ce lo descriviamo a vicenda. Il divertimento è quello che si prova per le cose che sono famigliari, quella roba che è “casa”, quelle cose che appartengono alla tua infanzia, al tuo lessico famigliare, al tuo clan, che ti fanno incazzare e ridere come solo il tuo clan ti fa incazzare e ridere insieme, quella roba che prendi in giro perché è tua ma che difenderesti selvaggiamente da un eventuale denigratore con tutto il suo carico di pregi e difetti, soprattutto i difetti: sono difetti, ma sono quelli del mio clan e ci tengo!
 
Ecco, quindi, in virtù della mia conoscenza approfondita ed esperienza sul campo, del mio titolo di creatrice del gruppo “Figli di maestra”, a puro titolo esemplificativo e non esaustivo, alcune caratteristiche, diciamo pregidifetti, di mia mamma e molto comuni fra le maestre, con la consapevolezza che generalizzare non…
Sì vabbè, comunque le maestre che conosco (e ne conosco) sono così:
– le maestre parlano a voce molto alta, non solo in classe, le maestre tendono a parlare a voce alta sempre
– esse sono capaci di fare lo scan-di-to come nessun altro al mon-do
– inoltre sono bravissime a far fare la fine di…
di?
di fra…
di fra…?
di frase!
Sono bravissime a far fare la fine di frase agli altri
– esse gesticolano molto, poiché le cose debbono essere CHIARE e comprese da TUTTI, esse ti spiegano BE-NE
– esse sono capaci di stare nel caos dei bambini e inoltre lo generano e lo dominano al contempo, esse sono figlie e madri del caos, hanno più occhi e bocche degli altri esseri umani ma al contempo esse sono distratte; hanno superpoteri di distrazione dovuti al loro essere figlie e madri del caos

– le maestre parlano tantissimo, mai comprenderò come facendo un lavoro in cui sei costretto a relazionarti e a parlare con altri esseri umani per molte ore tu abbia ancora voglia, dopo, di parlare e relazionarti con altri esseri umani tanto, tantissimo, in maniera incredibile, di persona, per telefono, ultimamente anche via chat e con altri mezzi digitali che alcune maestre dominano, ma mia mamma invece no
– le maestre si entusiasmano, tantissimo, l’entusiasmo di maestra è una cosa pazzesca, contagiosa, inesauribile, estenuante, imbattibile. Le maestre si contagiano spesso di entusiasmo l’una con l’altra, come le tessere del domino, e fanno cose stancantissime con grande entusiasmo; esse sono capaci di rigenerare l’entusiasmo molto velocemente dopo essersi stancate moltissimo se solo si riposano un po’
– le maestre fanno sempre sempre sempre cose, tante cose
– esse trascinano borse pesanti con oggetti curiosi, esse tendono inoltre a generare un infinito passaggio di oggetti curiosi da casa a scuola che è un buco nero: i loro famigliari temono quel buco nero dove i loro effetti personali si perdono nell’utopia della collettivizzazione, ma le maestre non possono proprio evitare di recare oggetti, animali e anche parenti personali a scuola e collettivizzarli (Parentesi. A puro titolo rivendicativo, piccolo elenco di cose o persone della mia famiglia che sono state portate a scuola e collettivizzate: 1 o 2 nonni (poi restituiti), 1 o 2 cani (traumatizzati e poi restituiti), 1 scultura-albero di legno (scomparso), 1 scatola di Tabù (scomparsa), varie pinzatrici, eccetera; per elenco esaustivo, rivolgersi a mio padre). Negli ultimi anni, inoltre, le maestre hanno sviluppato la curiosa convinzione che l’insetto-stecco sia carino e tendono a includerlo nei loro transiti di animali cose persone da scuola a casa portandolo nelle loro abitazioni durante le vacanze. Signore, mi spiace, ve lo dobbiamo dire, i bambini vi stanno manipolando: quel coso non è carino, fa schifo!
– le maestre sono curiose e fanno domande, esse sono strenue difensore del principio secondo il quale “se non hai capito devi chiedere” e “non c’è niente di male a chiedere, anzi” (quell’anzi apre mondi, voragini, dimensioni parallele), principio che applicano anche al mondo degli adulti consapevoli o ignari della loro maestritudine, come: passanti, negozianti, relatori di conferenze e presentazioni, guide, ogni tipo di categoria professionale. Le maestre domandano perché domandare è cosa buona, e bon
– le maestre hanno una fede incresciosa nell’umanità e nel futuro, non potrebbero altrimenti fare il lavoro che fanno (io, per questo, le amo), esse inoltre hanno la “Sindrome di Pollyanna” detta anche “del trova sempre il lato positivo” e anche la “Sindrome del diamantemerdismo” dal celeberrimo verso della canzone di De Andrè, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior: questo, per le maestre, è un postulato non dubitabile. Esse non possono proprio smettere di credere alla nascita e crescita dei fiori anche in condizioni avverse, molto avverse e talvolta proprio contro ogni ragionevole dato di realtà
– le maestre sono infatti spesso irragionevoli, esse sono speranzose e utopiche, le maestre sono conservatrici e progressiste, ligie e anarchiche insieme, voialtri è inutile che cercate di capire come si possa, certe cose le comprendono (e lo sono) solo le maestre e i bambini
– le maestre sono delle bambine anche se cercano di farvi credere che sono adulte, non ci credete, fingono, sono adulte, d’accordo, ma diversamente dagli altri
– le maestre vanno avanti, sempre e comunque, devi sparargli nelle gambe (ma soprattutto alle corde vocali) per fermarle
– le maestre quando si incazzano si incazzano e lo manifestano tramite grida: le maestre hanno un ottimo rapporto con la manifestazione della rabbia tramite segnali sonori prodotti dalle loro corde vocali (le maestre mettono a dura prova le loro corde vocali)
– le maestre credono, come abbiamo detto, nella collettività, esse infatti raramente sono sole, tendono all’insiemistica, alla classe, al gruppale, generano agglomerati di maestre, branchi di maestre, mariti di maestre, figli di maestre con cui fanno gite, cose, le maestre condividono
– le maestre si innamorano di certi bambini e non ne sopportano altri, in entrambi i casi vi parleranno tantissimo di questi bambini; se voi siete figli o parenti di maestre la vostra vita sarà disseminata di Silvie, Antoniette, Efisi, Giuseppi, Luigie, Nevii che diventeranno delle categorie antropologiche, delle ere, dei periodi “il periodo degli efisi”, delle saghe a cui, anche vostro malgrado, vi appassionerete
– le maestre credono in alcune cose ed è inutile che voi diciate no, il mondo non va così, esse credono, diffondono la credenza, vigilano sulla credenza e a loro comunque non gliela fate. Esse credono: negli errori e nel rialzarsi sempre (siano benedette), credono nella meritocrazia, nell’amicizia e nel “fare amicizia” (provate a lasciare mia madre a piede libero in un qualunque luogo di attesa: nel giro di pochi minuti avrà “fatto amicizia” con qualcuno), credono che non devi farti giustizia da solo, credono nel “bisogna parlarne insieme”, credono nella laboriosità e nel senso del dovere, riescono a credere nel “non si fa la spia” pur essendo bravissime a farti vuotare il sacco in trenta secondi con tecniche che la Stasi e il Kgb se le sognavano (esse agiscono sul tuo super io, quella è la loro mossa segreta, vi prendono da piccoli, inutile resistere, ognuno di voi ha da uno a due maestre impiantate nel suo super io – alcuni figli di maestra hanno super io multipli: hai maestre ovunque a casa e a scuola, sono più forti più grandi parlano molto più di te, parlano di te, accordandosi fra loro, ma non preoccuparti, sopravviverai alla quadratura di maestre e potrai inoltre aiutare gli psicologi a sbarcare il lunario), le maestre credono infine che non bisogna fare ingiustizie anche quando le fanno
– le maestre hanno spesso teorie pedagogiche che eludono con energia, ferocia e spregiudicatezza in nome della legge di sopravvivenza
– le maestre hanno ex allievi e conoscono il loro habitat e se, per puro esempio, la maestra vive in un piccolo paese, ella potrà agevolmente tracciarvi l’albero genealogico di quasi tutte le famiglie del paese, per lo meno di tutte quelle i cui bambini sono stati nella sua scuola (e dico scuola e non classe non a caso, attenzione), anche perché, lo abbiamo detto, la maestra, se non sa, chiede. E la maestra, ormai sapete anche questo, chiede, per definizione. Provate inoltre a fare un giro in paese con la maestra, la maestra saluta e viene salutata: non si può giungere dal punto A al punto B con la maestra in questione senza che si generino tappe e sottotappe di saluti e chiacchiere e come stai con allievi ex allievi sorelle e fratelli e cugini e bisnonni di allievi propri o altrui. Fatevene una ragione
– la maestra, quando va in pensione, non smette di avere queste caratteristiche, essa infatti non smette di essere maestra in quanto è maestra, con buona pace della differenza fra essere e fare, molto salutare, ma davvero non puoi pensare di fare la maestra per quarant’anni e passarla liscia.
Una maestra è per sempre

micronarrazioni

9 commenti su “Post lungo su tutte le cose che so sulle maestre

  1. Molto bella questa lunghissima e veritiera descrizione… L’ho letta ai miei figli e hanno commentato che io sono proprio così…Ho deciso di inviarla ad una mia carissima collega che è appena andata in pensione…

  2. Ciao. Ho letto il tuo racconto alla fine dell’anno scolastico per la festa di pensionamento (mio e di altre due maestre). E’ stato divertentissimo e commovente allo stesso tempo…tutti ci siamo riconosciuti. Grazie Morena

  3. Eh, purtroppo non tutte le maestre vengono a forma di maestra. Big problem in effetti. Tuttavia esistono gli anticorpi da cattiva maestra, si sviluppano e poi si spera che un insegnante illuminato delle medie o delle superiori ripaghi con una bella esperienza. Forza Olmo!

  4. Ahimè, questo è lo sputato ritratto delle maestre brave. non tutte sono così. Olmo ha sette anni ma ho già fatto in tempo a conoscere esempi di entrambe le categorie. quella attuale (per fortuna)è sputata questo ritratto, infatti adesso le mando il link. Esiste inoltre un’altro esemplare simile ma diverso: la professoressa. I figli di professoressa spesso fanno teatro. mah

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