Una cosa sulle storie e sulla gente da cui vengo

E mi viene in mente ogni tanto quel racconto mille volte ripetuto di mio nonno e quella frase quando diceva: E ho sposato tua nonna, ma avevo un’innamorata, prima, che non ho potuto sposare perché non avevo la terra.
E mi viene sempre in mente la faccia di mio padre che si storceva perché non gli andavano – credo – tutte quelle storie sulle non-spose di mio nonno, lui che di mia nonna è figlio, e lo capisco.
Ma non è tanto questo.
Che poi le storie di mio nonno sulle sue non-spose erano varie. E non si è mai capito quanto vere. E questa della terra non è nemmeno la più ripetuta. Che addirittura mia sorella dice che lei questa non l’ha mai sentita. E ogni tanto mi viene il dubbio che me la sono inventata. Ma non credo.
Credo invece che stia, questa storia, in qualche parte della mia infanzia primissima giovinezza, quando il mondo lo conosci poco e non afferri davvero per bene certe cose.
Ma in qualche modo ugualmente la faccenda della terra è rimasta lì ad aleggiare. E il mio corpo la risputa a tratti dal gomitolo dei pensieri.
E mi ritrovo a pensare a lui e a quella ragazza che non poteva sposare per via della terra che lui non aveva – mentre lei sì.
E se lo avessi qui io adesso – che il mondo mi è un po’ più vissuto – o forse solo mi fisso su altri particolari – questa frase non la lascerei andare così, per l’abitudine alle sue storie e alle sue litanie di ricordi.
Gli domanderei delle cose, gli domanderei: nonno, ma davvero?
Davvero per la terra?
Che questa cosa del non potere per via della terra mi colpisce davvero.
Per via di quel filo che lega la sua vita alla mia.
E mi dico ma guarda che roba, se questa storia è vera, guarda che roba, nonno.
Se davvero per una questione di terra hai avuto una sposa e non un’altra, se davvero per una questione di terra io son qui a vivere, invece di non essere.
Che io, nonno, io invece coi sentimenti ho potuto tutto anche se la terra mica ce l’ho.
Io per via dei sentimenti e che volevo o non volevo questo o quello, o che lo sentivo o non lo sentivo, io per via che potevo, anche senza terra, io con i sentimenti ho montato e smontato case e vite e in definitiva gli sposi che volevo li ho avuti, anche se non li ho mai sposati. E tu invece.
E ci penso spesso, che per via della povertà, a cercare di andare indietro nel tempo nella famiglia di mio padre non si cava un ragno dal buco.
Perché era gente povera e la gente povera non si sa più che vita ha vissuto. Perché non c’erano terre e case e oggetti e fotografie e cose scritte che potessero rimanere.
Di tutta quella gente da cui io vengo, prima di mio nonno, prima della terra di mio nonno che non c’era, di tutta quella gente nessun oggetto o roba scritta ha portato avanti niente, se non noialtri viventi e infine me e il mio corpo. Che viene da quella gente lì.
Chi eravate, gente senza terra, gente da cui vengo?
Ed io, che di questa vita lascerò maree di fotografie inutili, io a volte vi penso, gente senza terra. E mi viene questo senso, questo sentimento che non saprei dire. Un sentimento che è una voglia. Ed è una voglia di raccontarvi. Di seguire quel filo che ha lasciato mio nonno sospeso, quella traccia di racconti. E nelle fantasie che faccio a volte penso che quel che non ha potuto fare la roba, magari lo possono fare le storie. Che una di voi, che viene dal vostro sangue, dalle vostre terre non possedute, dalla vostra povertà. Che una di voi racconti. Mi sembra così di portarvi avanti nella memoria. Mi sembra che questa cosa di raccontare abbia un senso di memoria e di vite passate e che quel che non poteva la terra, lo possano in qualche modo le storie. E forse se son sempre qui a domandarmi il senso e la giustezza di quel che mi piace fare, forse è anche perché voi eravate senza terra. Anche se a voi non fa differenza alcuna quel che io faccio o non faccio. Ma io penso spesso alle vostre esistenze. E penso che forse, a pensarmi al posto vostro, forse a me piacerebbe. Cioè io guardando in avanti, mi dico, beh, se ci sarà qualcuno che racconterà, se una traccia della mia vita si conserverà in una storia, in un dire futuro, per me questo fa una differenza, una differenza bella, penso. Ma chissà.


micronarrazioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.