Gialli, rossi, bianchi

Faccio quasi tutti i giorni una strada piena di alberi. Li spio, loro mi dicono delle cose sulle stagioni, io divento matta su questa storia delle stagioni, è una specie di aruspicina o un modo di stare in mezzo al tempo, non so. Tipo che in un’ansa del lungo fiume c’è questa pianta che fiorisce a febbraio, di colpo, e manda in stato di eccitazione la primaverista che c’è in me. Guardandola, ogni anno, mi beo di questo presagio di bella stagione e inizio a dire che sta arrivando e mi piace dirlo soprattutto quando c’è ancora freddo e piove e tutti ti dicono, non mi pare e io insisto, ma non lo sentite il profumo che mandano le gemme che stanno rompendo il legno e in molti, quasi tutti, dicono ma no e hanno torto. La pianta che fiorisce lo sa, sa che sta arrivando primavera, me lo dice.
Poi viene questo periodo di fine autunno. Quando le chiazze di rami spogli si fanno più larghe, giorno dopo giorno, anche se resistono certi colori pazzeschi. Giganteggiano i rossi, sempre più cupi e i ginki biloba (che per altro si candidano ogni autunno a entrare nella lista inesistente delle mie piante preferite – non so fare le top 3, 10, quelle cose lì, però i ginki e le bouganville e le margherite e gli aceri…) che fino a ieri stavano immensi come cattedrali di giallo, ora si spelacchiano sempre più creando il tappeto ocra a terra.
Così ogni giorno che passo in bici mi dico, ecco che sta per finire, sta per finire la stagione dei colori, sta per arrivare il bianco. E ci son mattine come questa che passerei il mio tempo a guardare le foglie, quelle che cadono, questa e quella e poi laggiù, riempirmi gli occhi di rossi e marroni come se si potessero trattenere, tenerli ancora lì, che fra tutte le cose difficili io da sempre trovo difficilissima questa faccenda difficilissima di lasciar andare le cose belle (che originale, eh?).
E invece no, non sto lì, non posso, non si può. Sfreccio con la bici, passo oltre i colori che stanno per non esserci più e mi dico, impara la lezione, bella mia, lascia andare.
E sarà la pedalata, sarà questo sforzo di saggezza e di filosofia spiccia stagionale, il freddo nebbioso, ma poi mi viene, tipo come oggi, voglia di una fetta di torta sacher, per dire.

Ma forse questa è un’altra storia…


micronarrazioni

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