Mi hanno detto vai al Coin di Torino che chiude

Ieri sono andata al Coin di Torino che chiude. Mi hanno detto vai al Coin di Torino che chiude, c’è tutta la roba sparsa come al Balon e gli sconti 50-60-70 anche 80. Infatti è vero. C’è tutta la roba sparsa e gli sconti. Di tutto, una malloppa di roba e sconti. Mi sono aggirata in stato confusionale, pareva un paesaggio da fantascienza, con la gente che vagava fra i cumuli di roba e si chiamava: “Marì, Marì, guarda questo, per il letto!” E Marì veniva, vagliavano insieme: “Dici che è un bel colore?” “Masì, al 50%!” E allora facevano su il fagotto e proseguivano oltre a vagliare pentole, sottopiatti, ceste, cuscini pelosi. Io vagavo fra i cercatori, cercatore anche io, ma mi è venuta la confusione tipica che mi viene quando c’è troppa roba, non so se voglio qualcosa e perché, mi viene una specie di vertigine mista a tristezza, mista a paura per la gente che ieri sera mi pareva feroce e mi pareva che loro sì, sapevano cosa volevano: volevano tutto! E io, io cosa volevo? All’ora di chiusura s’è fatto tutto frenetico. I commessi cercavano di spingere le persone alla cassa, in malo modo, come mandriani. Una signora è fuggita dalla fila, voleva ancora vagliare l’acquisto di una tovaglia, il commesso l’ha ripresa, hanno litigato. Un altro dalla cassa ha detto: “Fregatene, tanto alle sette e mezza io chiudo la cassa e chi c’è c’è”. E una signora in fila ha detto “Eh no, adesso ci fate pagare!” E ha iniziato a chiamare la figlia, che venisse, che le dicesse cosa voleva fare con il cervo. Così quando sono arrivate alla cassa avevano la questione aperta del cervo soprammobile. Non sapevano se prenderlo o no. La commessa le guardava fisse e non ci poteva credere che stavano bloccando la fila e la sua uscita per il cervo. Ma loro stavano esattamente facendo quello: dovevano vagliare l’acquisto e avevano il diritto di prendersi il loro tempo, ne erano certe. Ad un certo punto il commesso ha detto alla signoora che fuggiva dalla fila e tornava e fuggiva e tornava prendendo e posando roba: “Signora, guardi che domani riapriamo, può tornare domani!” E la signora era rossa in viso e confusa e stringeva il suo mucchio di tele colorate e di buona fattura ma che non sembravano più né allegre né di valore, sembravano qualcosa di molto triste. Io continuavo a domandarmi se volevo qualcosa o no e a domandarmi perché sono quel tipo di persona che va in confusione e tenevo in mano un reggiseno a fascia, che avevo detto l’altro giorno che volevo comprarmi un reggiseno a fascia, ne ho BISOGNO, e quindi sì, ho deciso che lo prendevo e davo un senso a quel viaggio negli inferi delle cose con quell’acquisto, che ne ho BISOGNO, come si fa senò a mettere quel certo abito? Si vedono le spalline e non mi piace che si vedano le spalline!
Anche la signora ha deciso di prendere il cervo.
Siamo uscite.
Fuori c’era aria, notte, persone e cose dentro i negozi chiusi. Molte cose dentro i negozi. Chiuse. Innocue. Ho pensato meno male che sono chiuse lì, almeno per questa notte non possono più mandarmi in confusione.
Poi io non so se Marì è contenta del colore e la signora è contenta del suo acquisto di cervo.
Io ho sbagliato taglia.


micronarrazioni

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