L’autista trombettista

Stamattina il risveglio non è stato un risveglio, è più stata una risalita da strati di coscienza, ciascuno dei quali, nel momento in cui lo superavo gridava: “Ma dove vai, torna indietro, dormi, pazza!”
Mi sono trascinata al lavoro come una che da settimane lavora, poi scrive progetti, poi va via, fa reading, poi torna, scrive, rilavora, riscrive, rimanda, rireading, ecc ecc senza mai fermarsi.
Sono stanca. Portare avanti le mie passioni mi stanca, moltissimo, in questo periodo, ma giuro che non è un post in cui mi lamento, ora lo vedrete.
Beh, per darmi una caricata ho deciso di andare a correre. Mi sono messa la musica che mi piace e mi son lanciata col passetto del ce la posso fare malgrado sia spompata.
Nella mente mi rigiravo un’idea che voglio realizzare. Me la immaginavo, la limavo e correvo (e parlavo da sola, sì, lo ammetto).
Lungo il fiume c’era un autobus fermo, ce ne sono sempre parecchi sul lungo fiume. Per qualche motivo quell’autobus mi ha attirato lo sguardo e ho capito subito perché: ritto, fiero, al posto di guida, rivolto verso il finestrino del guidatore c’era, appunto, l’autista. Teneva alla bocca una tromba e la suonava a gran fiato.
Qualche passante attorno a me rideva.
Io l’ho amato subito.
Autista trombettista, tu sei quello che mi ci voleva oggi.
Tu e la tua tromba mentre sei in pausa.
Tu, tutto fiero, dritto, che spari il tuo motivetto allegro oltre il finestrino.
Trombettista, grazie, io stasera vado a letto presto, mi riposo, e domani vedi come sparo il mio motivetto allegro fuori dal mio finestrino.
La morale è: sparare il tuo motivetto allegro fuori dal finestrino è contagioso. Il motivetto allegro fuori dal finestrino è la vita e si merita tutto il tuo coraggio e la forza che hai. Spara il tuo motivetto allegro fuori dall’autobus anche tu!


micronarrazioni

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