Le mie cose e Armadillo nonsense

Ho letto un libro divertentissimo, si intitola Le mie cose è di Marco Lazzarotto, ve lo consiglio.

A me lo ha consigliato Beppe della Massena28 e lo ringrazio.

Si tratta di un libro pieno di invenzioni e tutto intessuto di attualità super-attuale, il che probabilmente lo destina ad una vita breve, ma chissà invece, non voglio gufare…

Leggendolo mi è venuto in mente che qualche anno fa avevo scritto una sorta di racconto-esperimento. Non voglio paragonarmi al buon Lazzarotto, ma ci trovo qualche analogia… se leggerete entrambi mi direte.

Il libro lo trovate in libreria, qui invece potete solo leggere il mio Armadillo Nonsense...


e altre cianfrusaglie

3 commenti su “Le mie cose e Armadillo nonsense

  1. Certo, e io mi sono sbizzarrito nella “sfida”, grazie 🙂 …di nuovo i miei rispetti a quel simpaticone dell’armadillo 🙂

  2. Eh, sì, visto che, come promesso, ti ho messo alla prova?!

  3. Cara Signora, per essere un nonsense ha molto sense 🙂 E la cosa più carina è come ci si entra gradualmente leggendo…alle prime righe sembra di essere veramente dentro un racconto di quelli che i surrealisti (Breton e compagnia bella) realizzavano ritagliando parole dal giornale, gettandole in una scatola, mescolando bene, estraendo e mettendo in fila vocaboli secondo il ghiribizzo del caso, come in una folle tombola della fantasia…ma addentrandosi ci sono delle perle sia espressive, sia di significato, molto interessanti…la citazione di “Bellissima”, in questa che sostanzialmente è una critica appassionata al vuoto mediatico e al deserto mentale dei modaioli, è perfetta: è come cogliere il nucleo dell’essenza della questione, attraverso un’opera che l’ha trattata in misura artisticamente eccelsa…qua e là sono disseminate immagini di una buffezza tenera (“…l’Armadillo nominato, il quale si mostrò degno compagno di gazzarra e buon bevitore di gazzosa sponsorizzata…”…”…trincee di pasta asciutta sponsorizzata…”), che mi hanno ricordato lo spirito di un bellissimo racconto di Hemingway, “La farfalla e il carro armato”: il protagonista, durante la guerra civile di Spagna, entra in un bar e si mette a spruzzare gli avventori con una di quelle bombolette a pompetta che si usavano allora per gli insetti, il cosiddetto flit…non svelo il finale, nel caso lo volessi leggere, ma è quello che mi sembra faccia anche il tuo armadillo: porta una ventata di ironia sfrenata in un mondo tronfio e trombonescamente pretenzioso, borioso di una presunta propria serietà che nella sostanza non possiede assolutamente…la conclusione è invece una sarabanda scoppiettante di trovate, come in uno spettacolo di fuochi artificiali, che riserva i botti più clamorosi sul finale…i riferimenti alla guerra all’Irak mi hanno fatto venire in mente una scena del film dei fratelli Cohen “Il grande Lebowsky”, quando Drugo, dopo aver preso una mazzata tremenda sul grugno da dei balordi che lo avevano sorpreso nel suo appartamento, si inoltra in sogno nell’empireo del bowling, suo sport prediletto, dove ad un certo punto riceve le scarpette di ricambio da un improbabile inserviente-Saddam…in quel caso il riferimento era alla prima guerra del golfo, dopo l’invasione del Kuwait, ma il senso credo sia lo stesso: come anche le tragedie più immani, se filtrate dall’appiattitore televisivo, diventano quasi un’eco innocua nel nostro immaginario ormai debilitato dal martellamento di informazioni…
    Ho superato la “prova prosa”? 🙂

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