La forma del mistero

LA FORMA DEL MISTERO ERA UNA TETTOIA
Un monologo di e con Alessandra Racca
 
“Il paese nel quale sono cresciuta aveva tutte  le cose che stanno normalmente in un paese: strade, case, alcune piazze, alcune chiese, un cimitero, negozi, donne, uomini e animali. Eccetera.

Poi aveva una tettoia verdina.
Sotto la tettoia verdina c’era una spianata di cemento, una madonnina illuminata da alcune candele, il sacco a pelo del clochard del paese – non tutti i paesi hanno un clochard, questo sì – e una porta su un cortile.
Ad un certo punto mi hanno detto che dietro quella porta, in quel cortile, c’era una santa. Una santa non di legno, non di statua, una santa viva. Una santa-persona. La chiamavano, appunto, senza troppa fantasia: la Santa. 
Non avevo la più pallida idea di come potesse essere fatta una santa-persona, ma stava lì. Dietro la porta, sotto la tettoia verdina.”
 
Questo monologo nasce a partire da una storia che ho incrociato nel paese nel quale sono cresciuta. Da molto volevo raccontarla e finalmente mi sono decisa a farlo.
 
Maria Sopegno, nasce nel 1918 da una famiglia contadina a Volvera, un piccolo paese agricolo alle porte di Torino. Quando ha solo 15 anni, si inizia a diffondere la voce che possa guarire i malati. I pellegrini iniziano a cercarla, riempiono l’aia della cascina nella quale abita, aspettano tutto il giorno, per più giorni, per vederla, arrivano dai paesi limitrofi, poi da tutta Italia. Iniziano a chiamarla La Santa di Volvera e in pochi anni si crea un piccolo fenomeno di devozione popolare che cambierà completamente la sua vita, ma anche le sorti di un paese.
Maria Sopegno diventa una donna: è semplice, piccina, non si sposerà mai, non avrà una famiglia, non viaggerà, il centro della sua esistenza sarà quella casa, dalla quale quasi non uscirà, eppure, nel corso della sua vita, vedrà moltissime persone, incrocerà storie.
Su di lei, negli anni, si scriveranno articoli di giornale, si faranno interrogazioni parlamentari, nasceranno “lavori” legati alla sua presenza e uno strano rituale di avvicinamento, si apriranno alberghi, ristoranti, negozi, accadranno fatti curiosi, un arresto, un pesce d’aprile.
 
Per scrivere questo monologo ho spulciato giornali, ho raccolto materiali e intervistato persone, ho ricordato storie di famiglia e ho ripercorso la mia laddove si intreccia a quella degli altri. Ne è nata la storia di una vita e di un luogo, un piccolo paese che viene trasformato da una presenza, quella di una donna.
Ma anche un po’ la storia di un’infanzia, di una tettoia verdina e di come certe cose, come la storia, si infilano nelle nostra vita prendendo forme diverse.
 
Con ironia e leggerezza, La forma del mistero (era una tettoia) intreccia cronaca, memorie e storia personale, per raccontare la storia di un luogo, di una donna, di un paese e di come eravamo.
 
Durata: 1,30 h circa