Chissà di che colore
saranno i miei bambini?
Chissà di che peso
leggeri fogli di carta
bambini spiegazzati
bambini bifronti
meticci
faccia mia + faccia altrui
di quante parti di estraneità sarete composti?
Resisterà il vostro cuore
ad una madre così confusa
che non stira
che non spolvera
i pensieri, li lascia così
che si depositino
e vede
neve
sui mobili
e tutti a dire:
noooo, quella è polvere, è polvere
e io non-madre
a dire:
sì sì è polvere
la leverò
ma mi piange mi piange mi
piange il cuore
perché vedo neve e la
voglio lì
sulla credenza,
mentre fuori imperversa agosto,
con le sue tempeste di luce nitida,
io vorrei la mia neve sul mobile.
.
Saprò,
bambini,
per questa neve
– che ora qui mi costringo
in questa manciata d’anni
a vedere come
polvere
da levare –
saprò vedere
le vostre nevicate candide
e non stritolarvi
il cuore,
così rossa saprò
reggere
quando arriverete
e resistere
quando partirete?
.
Di che colore
saranno i miei bambini?
…color sangue e polvere
color neve.
Allora direi che trattasi di un commento pop!
Ciao, a presto… 🙂
Nessuna immodestia da parte tua…sono io ad essere sempre un po’ apprensivo circa la mia capacità di farmi intendere…confesso pure che quella metafora è tratta da una reminiscenza di qualche vecchio film di cappa e spada, forse un “Capitan Fracassa” d’annata interpretato da uno sfavillante Stewart Granger…vatti a ricordare 🙂 Quindi non è originale, ma forse nessuno l’aveva mai usata a proposito di poesia 🙂 Ciao, buona giornata, e a rileggere presto tuoi nuovi interventi…
Sarò immodesta, ma ho da subito preso il commento come un complimento…
Quanto al “parlare a margine di un’espressione artistica” mi trovi daccordissimo.
E quanto alla metafora del fioretto…beh, direi che è azzeccata!
Una piccola precisazione…non intendevo dire che la tua composizione fosse poco originale…proprio l’opposto: sottolineavo come tu sia riuscita a rendere certe atmosfere già sfiorate da quegli autori, ma rinnovandole con la tua sensibilità. E’ sempre difficile parlare a margine di un’espressione artistica senza correre il rischio di vedersi continuamente sfuggire il senso di ciò che la medesima ci ha trasmesso in fatto di emozioni, rievocazioni, rimandi si senso. Commentare una poesia è come maneggiare l’impugnatura del fioretto in un duello: se la stretta è troppo rigida, si perde in agilità, se è troppo blanda, l’arma sfugge di mano 🙂 boh, la metafora è un po’ zoppa, ma questa mi è venuta 🙂
…da tempo cerco infatti di convincere gli amici più cari di essere popolata da più identità…ora magari finalmente ci crederà qualcuno… giusto?
Che dire?
Ancora grazie!!!
Non saprei dire come mai, ma ci ho sentito echi di Bassani, qualche riflesso di Buzzati e pure barlumi del Montale più ironico, quello della maturità…la cosa più bella però è che alla fine è inevitabilmente ed intensamente Signora dei Calzini d.o.c. 🙂
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