Forse vi siete accorti che…

Forse vi sarete accorti che questo blog langue un po’. La vera verità è che è un blog in maternità: il 2 gennaio è nato Olmo, che è attualmente un concentrato di vita di poco più di tre chili, un dado di persona, in divenire. Rileggo in questi giorni, mentre lo guardo e lo conosco, versi che ho scritto durante la gravidanza. Eccone qui qualcuno, una poesia che racconta di quando lo spiavamo di nascosto.

 

Ecografia

Nello schermo si agita
una galassia misteriosa
medici indicano con il dito,
illustrano nomi e masse
che conoscono meglio di me,
sebbene io le contenga tutte.
 
Attraversiamo costellazioni di tessuti e sangue,
avvistiamo buchi neri, cavità, ovaie
sondiamo tutto lo spazio
loro nominano corpuscoli a me invisibili
macchie, che suggeriscono
presenze e significati
questo non darà fastidio
questo si è ingrandito
speriamo che questo si sviluppi in là
e non disturbi il feto.
 
In quello spazio così remoto
appari tu, corpo pulsante
una stella bianca, un chiarore
con forma terrestre, di fagiolo.
Che nome ti avrebbero dato,
gli antichi astronomi,
per questa tua apparenza, vegetale?
 
Qui, dai laboratori terrestri,
ti osserveremo ancora, per mesi
entreremo nella tua orbita,
ti misureremo,
scriveranno in tabelle le tue dimensioni.
Ci saranno schermi e tecnici,
sonde e attrezzature,
scienziati che mi parleranno di te,
con il loro gergo spaziale.
 
Fuori c’è luce, il cielo dopo la pioggia,
cose che conosco
e la voce di tuo padre
che pronuncia il tuo nome.
 
In questo spazio interno,
che continua a pulsare in me e in te
mentre nessuno lo sta a guardare,
io mi raccolgo a immaginare le stelle
mentre tu compi il tuo viaggio di avvicinamento,
terrestre mistero, corpo viscerale.
 

poesie

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