Poesia d’amore travestita da gara d’immaginazione.

Io l’immaginazione

ce l’ho piuttosto immaginativa

e immaginifica

e immaginante.

Io, di te,

con la mia Superimmaginazione

ho immaginato di tutto:

le cose più belle

e le cose più brutte

le cose che verranno

e quelle che sono venute

ma che non ho potuto

vedere

perché non c’ero,

non c’ero in quanto tua

conoscente,

in quanto tua fidanzata.

Poi, per esempio,

ci sono anche cose

successe in quegli anni in cui

tu eri nato

e io no:

io pure quelle

me le sono immaginate.

.

Così credo di avere

una buona collezione ormai

di cose immaginate,

cose di me e te

in quanto amanti

che io immagino così tanto

per via dell’amore:

perchè se l’amore non c‘era

non mi si cagionava di certo

tutta questa immaginazione.

.

Così, ti dicevo,

immagino,

e ti sfido a immaginare

quanto

– ma siccome è molto

tu non riuscirai

a immaginare abbastanza –

quanto io immagino

e siccome questa è una

gara di immaginazione

tu ci rimarrai male

perché perderai.

Ma siccome

–   e adesso di siccome non ne posso

usare più, perché questo è il terzo –

siccome non voglio che tu

ci rimanga male

non immaginare,

non immagineresti abbastanza.

.

E poi,

a dire il vero,

non è questo il punto.

.

Il punto è,

che per quanto io immagini,

quello che capita è che

tu dici cose

che io non avrei mai

potuto immaginare

e mi piace

– questo sì ti lascio immaginare

quanto –

questo tuo lasciarmi a bocca

aperta

e senza più immaginazione.