Un giorno che ce l’avevo con tutti, che volevo fare citazioni e giocare con l’enjambement.

Che i miei amici se ne vadano al diavolo!

Non sono né Marziale né Baudelaire, né

tutta quella gente che

poeteggia e inveisce egregiamente, con

la stessa facilità con cui Dio non

ha fatto il mondo però

qualche esatta parola la so anch’io.

 

Che i miei amici se ne vadano al diavolo,

il diavolo con le corna e

la coda a punta, il

diavolo caprone, il

diavolo enjambement, che

butta giù dal rigo ciò che ha da

venire: rupe tarpea delle

intenzioni, dirupo della

non esattezza, dei più brevi sì

e no.

 

Amici, andate al diavolo, voi

gente che amo per non sentirmi

sola e solo quando sola

ci sarò rimasta

davvero ritornate

su, a forza di braccia, uno

sull’altro, su

dalla rupe, amorosa

catena d’uomini, torre, babele

umana, fate

capolino sulla piana dove

starò gridando il mio

nome giocando ad avere la

vostra faccia.

 

Tornate qui e guardatemi: una

con la pelle intessuta d’odio e di male-

parole, intessuta d’amore,

pallone gonfiato, creatura incinta di

sè stessa.

 

Trasporteremo la nostra

cupidigia d’esser uomini in

bilico sopra una piccola

zattera lanciata fra questi Scilla e

Cariddi sopra un oceano di vino.

Canteremo canzonacce.

 

E pagherò da bere a tutti.