Chissà se avrà i miei occhi

Tempo fa ho scritto una poesia alla quale sono più che affezionata. Si intitola Mia madre è un fiore abusivo, parla di mia madre e di come, talvolta, scopriamo in noi parti sorprendenti dei nostri genitori. E’ stata pubblicata per la prima volta in L’amore non si cura con la citrosodina dalla Neo Edizioni
Ora Elena Carrano l’ha scelta e inserita in un’antologia da poco uscita per la Clementoni. 
Il libro si intitola Chissà se avrai i miei occhi ed è dedicato a chi attende l’arrivo di un figlio o di una figlia. Lo trovate in libreria.
La poesia, invece, eccola qua.

Mia mamma è un fiore abusivo

Ah mamma, come mi spunti!
Come faccio a nasconderti ora
che ti sei infilata perfino
nel modo in cui porto alla faccia
le mani, storte all’indice – come le tue
ossa costole che spuntano fuori
evidenze e d’improvviso
voglio sapere i nomi delle piante
con l’aria frivola che è tua
quando domandi al mercato
Quanto la devo innaffiare?
e tramesto vasi e gelsomini e bulbi
arrampicata per aggrappare
foglie e rami al nido
guarda come sto in bilico
sfidando scale e basse stature
per far germogliare
la parete di casa (e la vita)
ed io che ti dicevo Ma fai attenzione
non rischiare il collo per un addobbo!
Tu mi spunti mamma
come fiore di un seme portato dal vento
nel vaso che era di basilico e ora
è carico di petali abusivi e spavaldi
e a me che sempre hanno detto
come somiglio a papà
stupisco di questa fioritura
l’indipendenza, mamma, l’essere me
è scoprirti dentro i miei bicchieri rotti
e disordini e pasticci
tenerti finalmente qui
non avere più paura
d’essere tutta.

non poesia d’inverno, di mia madre e del mio amore

Mia madre in cucina.

“Mi aiuti a cucinare?”

“Mamma, per favore, sto scrivendo.”

“Lo sai cosa ha fatto tuo padre…?”

“Mamma, dai!”

Mia madre fa la faccia di quella sgridata

e fa finta di lasciarmi fare.

.

Scrivo:

c’è una certa grazia severa

nell’inverno

c’è durezza e quiete

c’è quel silenzio che serve

alle cose per nascere

e crescere

e lasciarsi poi splendere al sole

c’è lo spazio

c’è l’attesa

c’è il buio

il freddo e la paura

c’è quel che si cerca di scacciare

accendendo le luci

mangiando montagne di cibo

nelle canzoni di Natale

il cenone di capodanno

la morte

il mistero

il carrello pieno dell’Ikea

qualcosa che non c’è, ma ci sarà

.

“Lo sai chi è incinta?”

“Mamma, sì, me lo hai detto. Lasciami finire.”

“Scusa”

Non ha nessuna intenzione di lasciarmi finire.

.

Scrivo:

Ho un bambino nella mia pancia

non per davvero

no

ma son così gravida

così piena

che è come se avessi un piccolo

di me

nella pancia.

.

“Poi ti devi levare di lì, che devo apparecchiare”

“Se mi lasci finire!”

“Finisci, finisci…”

.

Così, dice mia madre,

che il cuore è quel luogo

che puoi sempre riempire

è sempre pronto alle invasioni

continuamente attraversato

colmo di gente che si sposta

e riemerge

e si accoccola

negli angoli più nascosti

e quando pensi che non ci sia più spazio

semplicemente

il cuore si allarga

e tu non puoi che dire:

m’ero sbagliato.

Intanto l’inquilino della sistole

sposta il letto

e qualcuno grida “Abbassa il volume”.

Il cuore come un condominio.

Così dice mia madre dentro di me.

.

“Mamma, com’è che sai le cose tu?”

Mia madre non risponde.

E’ squillato il telefono,

ha trovato con chi parlare.

Un quarto d’ora di pace,

basta che non ascolti quel che sta gridando.

Mia madre fa la maestra

grida sempre

come se fosse a scuola.

.

Certe volte mia madre è come l’inverno.

Sa tutto ma non lo dice.

A mia madre piace molto piangere.

Piangere e  chiacchierare.

Entrambe le cose le vengono bene.

Anche a me. Siamo gente che piange e chiacchiera.

Mamma, vedi com’è strano?

Volevo parlare d’amore.

Volevo parlare dell’inverno.

E mi sei uscita tu.

E questa non è una poesia.

.

“Mamma, te la ricordi la favola del contadino?”

“Sì certo, Giogi. Hai finito?”

“No”.

“Ma le poesie non son corte?

Ci metti sempre così tanto a scrivere?”

.

Mamma, ascolta,

è quasi inverno,

e il contadino Giogi ha piantato molti semi.

Ho paura per loro, mamma,

non si può mai sapere cosa accadrà

tu dici sempre che devo star tranquilla

allora io cercherò di aver fiducia

e pensare che l’inverno

non li toccherà con la morte

ma con la quiete

penserò così

e quando verrà primavera mi potrai dire

che me l’avevi detto

e che io mi agito sempre per nulla.

Mamma, son piena di semi

ho amici a cui voler bene

troppe cose da fare

e l’amore mi ha toccata ancora una volta

ed io ho bisogno di ringraziare.

Tu cucini

e io non ti dico nulla.

Mamma, i semi non san ringraziare.

“I semi sbocciano”, dici tu

“e tanto basta”.

.

“Mamma, lo sai, i poeti devono saper

condensare

io credo che questa non sia una poesia

non mi riesce di condensare nulla oggi”.

Mia madre rimesta.

La poesia non è affar suo.

Mi metto a rimestare insieme a lei.

Siamo gente che rimesta, noi.

.

“Mamma”.

“Sì?”

“Succedono cose strane quando si è vivi”.

“Passami il sale”.

“Mamma, lui è un uomo così buffo”.

“Basta che piaccia a te”.

“Lo sai cosa mi piace, mamma?”

“Fai piano con quel coltello”.

“Mi piace una cosa, ma mi vergogno a dirla”.

Mia madre sorride e rimesta

è elegante sotto al grembiule.

.

Mamma, ora la dico tutta d’un fiato.

Mamma, a me i cazzi degli uomini

mi fanno un po’ ridere e un po’ paura.

Anche il suo, mamma, mi fa un po’ ridere e un po’ paura.

Ma è successo così, che da quando

per la prima volta

mi è entrato dentro

io non so come

ma è come se quel pezzo di lui

mi si fosse conficcato nel cuore.

“C’è spazio per tutto nel cuore”.

“Mica mi verrà un infarto?”

Mia madre dentro di me dice

di piantarla con le stupidaggini

che sto diventando ipocondriaca

come mio padre.

.

“Mamma,

dici che è normale che mi piaccia uno così?”

Mia madre apre il forno.

Prende un biscotto

e me lo da.

Che gusto ha?”

“Non saprei dire, è strano, ma è buono”.

“Allora va bene” dice mia madre.

“Ora aiutami ad apparecchiare”.

“Mi dici cosa ci hai messo dentro?”

“No. Mangialo e basta.

Tu vuoi sempre sapere tutto”.

Natante

Piove.

.

Mia madre piange

il suo non poter più essere figlia.

.

Io piango

il mio non esser madre.

.

Col mio essere figlia

faccio a pugni da tempo.

.

“Voi donne non siete

mai

contente e siete così enormemente

piene d’acqua”.

.

Le donne nel mio ufficio

son belle

forse non son mai contente,

a volte piangono ma

sanno consolare.

.

Prendo mia madre in braccio

benchè non sia ancora vecchia,

benchè non sia ancora il mio turno

d’esser madre di madre.

.

Piccola piccola madre mia

stasera vorrei cullare il tuo pianto.

.

Mia madre sorride acqua

dentro i suoi occhi.

.

Piove.

.

Non c’è

nulla di più potente dell’acqua, sai?

Nè fuoco, nè vento, nè terremoto.

E un tempo, si sa,

la vita prese ad agitarsi nell’acqua.

.

Piove e questa stanza è piena d’acqua:

io son quel piccolo feto

bambina

nuoterò tutto l’inverno

nascerò a primavera

prima uscirà acqua

poi me.

Non preoccupatevi quando piangerò.

Piangere serve per respirare.