Aprile è il mese più crudele, scriveva Eliot, Settembre, molto più prosaicamente per me, è il mese più ansiogeno.
Questo settembre 2021, contiene ansia, sì, ma anche per cose belle.
Come vi avevo scritto, è in partenza alla Scuola Holden un nuovo percorso di scrittura. Ma la diffusione del kattivissimo Coronavirus (rompiballe e appiccicoso) ci impone prudenza, quindi la data di inizio del corso è spostata e il calendario variato rispetto a quanto precedentemente comunicato.
Qui trovate tutte le date nuove nuovissime.
Sperando che queste bestiacce, nel frattempo, si facciano una vita loro e smettano di interferire con la nostra.
Come ogni anno, da qualche anno, la Scuola Holden accoglie i miei laboratori. Quest’anno inauguriamo una novità, il percorso di scrittura in versi non sarà in orario serale, ma sarà concentrato in 4 weekend intensivi, una volta al mese, da marzo a giugno. Il laboratorio si intitola OLTRE LA SUPERFICIE DELLE COSE e qui sotto vi racconto di che si tratta. Tutte le info per iscriversi, sono qui, cliccate e saprete tutto.
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Tempo fa ho scritto una poesia alla quale sono più che affezionata. Si intitola Mia madre è un fiore abusivo, parla di mia madre e di come, talvolta, scopriamo in noi parti sorprendenti dei nostri genitori. E’ stata pubblicata per la prima volta in L’amore non si cura con la citrosodina dalla Neo Edizioni.
Ora Elena Carrano l’ha scelta e inserita in un’antologia da poco uscita per la Clementoni.
Il libro si intitola Chissà se avrai i miei occhi ed è dedicato a chi attende l’arrivo di un figlio o di una figlia. Lo trovate in libreria.
La poesia, invece, eccola qua.
Mia mamma è un fiore abusivo
Ah mamma, come mi spunti!
Come faccio a nasconderti ora
che ti sei infilata perfino
nel modo in cui porto alla faccia
le mani, storte all’indice – come le tue
ossa costole che spuntano fuori
evidenze e d’improvviso
voglio sapere i nomi delle piante
con l’aria frivola che è tua
quando domandi al mercato
Quanto la devo innaffiare?
e tramesto vasi e gelsomini e bulbi
arrampicata per aggrappare
foglie e rami al nido
guarda come sto in bilico
sfidando scale e basse stature
per far germogliare
la parete di casa (e la vita)
ed io che ti dicevo Ma fai attenzione
non rischiare il collo per un addobbo!
Tu mi spunti mamma
come fiore di un seme portato dal vento
nel vaso che era di basilico e ora
è carico di petali abusivi e spavaldi
e a me che sempre hanno detto
come somiglio a papà
stupisco di questa fioritura
l’indipendenza, mamma, l’essere me
è scoprirti dentro i miei bicchieri rotti
e disordini e pasticci
tenerti finalmente qui
non avere più paura
d’essere tutta.
Ciao, ecco qualche news libresca:
è in libreria per Avagliano Editore editore “Una stanza tutta per loro” a cura di Alessio Romano e Ale Di Blasio, un racconto, tra parole e immagini, attraverso la vita e le memorie di cinquantuno scrittrici italiane, a partire dal luogo che prediligono per scrivere
e poi esce oggi per LaVitafelice l’antologia Matrilineare, madri e figlie nella poesia italiana dagli anni Sessanta a oggi, a cura di Loredana Magazzeni, Fiorenza Mormile, Brenda Porster e Anna Maria Robustelli. Un percorso interessante composto da molte voci in poesia.
Fra le altre, in entrambi i libri, ci sono anche io.
Scrivere short, il workshop sulle scritture brevi, si sposta. A dicembre sarò ospite di Cristina Savi, on line con il nuovissimo blog Imperfect.
Qui la storia del nostro buffo incontro, fatta da lei e completa di foto di e che faccio una delle mie tipiche facciazze mentre parlo (e parlo e parlo…).
Qui e qui invece tutti i dettagli sul corso e su come iscriversi per dedicarsi una domenica di scritture… anzichè di stress da regali.
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Da qualche anno tengo a Torino alla Scuola Holden un laboratorio di scritture in versi. Anche quest’anno lo riproponiamo. Per tutti i poeti mannari che vogliono uno spazio da dedicare al leggere, al riflettere e allo scrivere.
Se volete capire che cosa intendo per “poeta mannaro” e per saperne di più cliccate qui..
Sono molto felice perché alcune mie poesie sono state tradotte in portoghese e inserite nel numero 3 della rivista di poesia contemporanea NERVO.
Per ricevere Nervo: nervo.colectivodepoesia@gmail.com
Qui nell’immagine la bellissima copertina.
“Il gioco è l’arte dei bambini, l’arte è il gioco degli adulti”: parto da una citazione di Maria Lai per dirvi che alcuni dei corsi che propongo per le scuole sono stati selezionati e inseriti nel catalogo Crescere in città di Iter della Città di Torino. È il frutto di un lavoro con ACMOS, che ringrazio molto e con Daniela Rosas di IF life design.
Ecco i titoli e i link:
Io e molti altri: un puzzle, primaria
Scrivere short: creatività come alternativa all’odio, primaria e secondaria
Poesie dal mondo, primaria e secondaria
Corpo poetico, primaria e secondaria
Sono capace?, primaria e secondaria
Ringrazio chi lo farà sapere a insegnanti e genitori!
Per prenotare le attività c’è tempo fino al 12 ottobre compilando il modulo che si trova qui.
Mi piace, oggi che è l’8 marzo, annunciare la nuova tappa di un progetto che è nato, un anno fa dal sodalizio con una donna, un’amica e un’artista che stimo…
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Ho iniziato a scrivere delle poesie che si intitolano, tutte insieme, così: Da dove iniziano le cose.
Parlano di quando ti domandi, come fanno i bambini, da dove vengono le cose, di tutto, di un albero, del tuo letto, di una farfalla. Sono ragionamenti un po’ naïf, che mi diverte scrivere.
Questa è la prima.
La metto qui per iniziare l’anno.
Buon inizio.
Le cose vive
Le cose vive iniziano spesso in luoghi di buio
sotto terra o fra le viscere
sono fragili e fortissime
non hanno coscienza di sé
hanno bisogno di tempo
e calore
l’amore non è sempre necessario
o forse, in qualche modo, sì.
Novità di fine agosto.
La saggezza delle cose mobili.
Nuove poesie per un nuovo libretto stampato a caratteri mobili da Paolo Celotto per il progetto Neldubbiostampo – tipografia filopoetica
80 copie numerate.
(Lo vuoi tantissimo? Scrivimi: signoradeicalzini@gmail.com oppure clikka qui)
Intanto, ecco come nasce un libro così… Non è bellissimo?
Sarà che sto guardando serie in inglese a manetta, sarà che mi sveglio ascoltando Billie Holiday, sarà che per me, ho deciso, è primavera, ma oggi mi è venuto fuori questo robo qui. Ho giochicchiato con la lingua inglese. Chiedo scusa ai madrelingua, a chi conosce la metrica anglofona, a chi, l’inglese, lo sa, ma fare questi giochetti mi diverte. Un grazie a Alex Valente che ha corretto le mie bestialità.
E infine: più Billie Holiday per tutti!
Waking up to Billie Holiday
I want a white rose in my hair
I want your words in my ear
a blanket on the meadow
to look out of the window
a man that loves my back when I sleep
a hand that touches me so deep
an afternoon with nothing to do
I want to want you
to be in love with everyone and no-one
a silly dream, I know, but fun
I want my mind to have a spotless light
and something that flies and my own height
a prayer on a sunny day
a place where I love to stay
I want all my favorite things
I want an hour of Spring
C’è un fuori
c’è un dentro.
Ovunque sento.
Vi do una buona notizia (per me 😊) di domenica mattina, ché ho avuto un periodo un po’ così ed ho bisogno di dare notizie buone di domenica mattina. Il primo marzo parto per la Spagna per venti giorni. La Biblioteca civica di Cologno Monzese mi ha coinvolta in questo progetto bellissimo. Lavorerò con artisti italiani, francesi, spagnoli e portoghesi sul nostro modo di fare poesia e lo spettacolo che ne nascerà farà una tappa in ognuno di questi 4 paesi. È una cosa molto bella e ringrazio chi ha pensato di coinvolgermi. Preparativi fervono.
E per la serie #facciocose #dicocose #eveleposto ecco qui un’intervista con domande di Alcolibri Anonimi e risposte della sottoscritta a proposito di come è nato Consiglidivolo per bipedi pesanti e alcuni perché e percome del mio modo di scrivere e intendere la poesia.
E poi anche anche un video dove leggo una poesia.
Quindi #faccioanchevideo #eveliposto
Grazie ad Alcolibri.
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.
Sapete, quel genere di persona
che non si sporca per
non sporcarsi
che non tradisce per
non tradire
che avrebbe tanto da dire
ma non dice
per non dire
sapete certi tipi di cassetti dei calzini,
sapete, no?
.
Sapete, a volte
si hanno negli armadi
vestiti così bianchi
che non si vorrebbero mettere
mai.
.
Diceva mio padre
che il mondo è sporco:
sono sempre stata quel genere di figlia
con l’ossessione che la terra
le impolverasse i piedi
dopo la doccia al campeggio
…
Sono sempre stata
sono
quel genere di figlia
piuttosto decisa a vivere
malgrado la polvere.
.
Così ad un certo punto è successo
che sono uscita dalla doccia
e ho preso a camminare
resa un po’ pazza
da tutto quello sporco ai piedi
impossibile da combattere
o da levare.
Così sono diventata una che cammina
malgrado tutto
nonostante il fastidio
la polvere
le macchie
lo sporco
malgrado tutto
sono diventata una che cammina
seppur con la tendenza latente
a volersi tenere il pulito addosso
con troppa paura di sciupare quel che è nuovo
e con armadi pieni
di certi tipi di cassetti pieni
di calzini che non riesco a buttare.
Questa poesia è tratta dal libro “Nostra signora dei calzini”, la pubblico su istigazione di un commento ricevuto da un lettore assiduo e attento di questo blog che mi ha posto una domanda interessante
(commenti e risposte possono essere letti QUI).
Io mica lo so
lo confesso
quando andare a capo
Quando penso così, mi viene il senso della colpa
e mi metto a studiare metri e versi
e rime e enjambement
e a leggere poeti difficili
e a dirmi: non scriverò più finchè non sarò in grado di capirne almeno uno
almeno quello famoso che piace a tutti
e che a me mi urta
e mi fa male agli occhi
e mi dico: se ti urta non è perché non ti piace
è perché è efficace
capra
E misuro me stessa con il suo metro
un metro da poeta difficile e pubblicato
ed è evidente che non ho le misure giuste:
93, 75, 87
bacino, vita, tette
iniziando dal basso
e dal basso continuando, che sono solo 1 e 53.
Non mi prenderebbero nemmeno a miss Italia.
Però forse ai poeti
servono misure diverse
tipo la circonferenza craniale
che è 54
e la distanza dagli occhi
– in senso assoluto e non travalicando il naso –
(il naso non c’entra nulla in poesia, la poesia è fatta di parole mica di odori)
la mia distanza da un occhio all’altro è 3
tre, è evidente, non è un bel voto
è proprio il caso che io non scriva più
sono un poeta fuori misura
sono un poeta irregolare
sono un poeta pure femmina
quindi sono una poetessa
A quel punto mi fermo
le poetesse mi danno una certa quiete
le trovo meno giudicanti
tutte un po’ irregolari e senza misure da miss
Poi lui ricomincia,
il maschio che è in me
dice così:
“La gente, bella mia,
si stufa presto
di leggere le parole confuse
che la tua fica dispensa
sempre a balbettare di quelle cose
quattro:
amore
morte emozioni
amore”.
A questo punto diventa un litigio di coppia.
La femmina che è in me sbotta:
“Ma quando mai
ma quando mai
ma quando mai”
ripete
(lo fa sempre quando è nervosa)
“voi maschi siete stati competenti in fatto di emozioni?”
e attacca lì per lì
una filippica che mi convince
e mi identifico
e mi dico: sai che c’è?
Io non sono un poeta maschio,
sono un poeta femmina
e noi le abbiamo abolite già da un po’
quelle misure,
aggiornati, ragazzo:
la Loren se li porta bene, ma è vecchia
le modelle sono anoressiche
e il Dove fa la pubblicità con le donne vere,
quelle con la ciccia.
E allora vado a farmi una doccia
e per disprezzo
butto giù una terzina dantesca:
tre endecasillabi
rima incatenata
aba
bcb
e anche c che chiude il discorso.
Incontrai un uomo
che aveva quattro occhi
due file ordinate
due sopra due sotto.
Tentai di guardarlo negli occhi
per non fargli capire
che avevo visto
che aveva quattro occhi
Fu così difficile
che fu impossibile
Guardavo di su
e mi pareva che avrei dovuto guardare
di giù
riprovavo di su
mi sfuggiva di giù
Mi lacrimarono gli occhi per la fatica.
Non vedevo più.
Fu allora che chiese:
piangi?
No
Ti lacrimano gli occhi?
Sì.
Puoi smetterla se vuoi di cercare
di fissarmi negli occhi
per non farmi capire
che hai veduto
che ho due file di occhi.
È comunque una cosa difficile
dissi
non ci riesco.
Come si può fare?
Guardiamo in giro
Suggerì lui.
Facemmo una partita a rubamazzetto
Mi divertii molto
mi offrì una tazza di tè.
Ti piace il tè, mi chiese?
Di solito non lo so, ma questo
è molto buono.
Dissi.
E mentre lo dicevo lo guardai negli occhi.
Non fu difficile.
Gli guardai tutti e quattro gli occhi.
Non ti sforzare
disse
di guardare i miei occhi,
andiamo a guardare il mondo
disse.
Facemmo dei giri strani
ma anche non strani.
dei giri.
Guardammo molto
mi piacque quello che vidi
alcune cose no.
In generale, però,
c’era molto da vedere.
È molto bello guardare, gli dissi.
Guardati, disse.
Mi guardai allo specchio:
avevo due file d’occhi.
Feci tanto d’occhi.
Lui mi sorrise.
Che ci faccio, ora, dissi,
con quattro occhi.
Guardi, disse lui.
Guardammo molto e con piacere.
Ci guardammo negli occhi.
Ci facemmo molti occhiolini.
L’attrazione saettava da ogni pupilla:
due pupille alla quarta.
Fu piuttosto chiaro che era ora
di fare l’amore.
Ascolta, mi disse,
ho un pisello come un lanciafiamme.
Risi, ma ce lo aveva per davvero.
Aprii le gambe e fu tutto fuoco.
Un’esagerazione, a dire il vero.
Mi scottai parecchio.
La lussuria, dissi, porta all’inferno.
Chi ti dice tutte queste sciocchezze?
Mi chiese lui.
Gente con due occhi.
Ridemmo.
Lui aprì il fuoco
e non spegnemmo la luce:
ci piaceva guardare.
Questo amore è un tip tap
è una pagina accentata
questo amore pieno di iati e d’omissioni
questo amore a volte stonato
questo amore silenzioso
questo amore che fa baccano
questo amore fuori tempo
questo amore pieno
questo amore è un valzer zigano
questo amore di organetto rotto
questo amore suonato
questo amore cullato
questo amore sul tram
questo amore che fa tardi la notte
questo amore sferragliato
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