Ti apro un conto corrente

Te lo voglio aprire oggi
come se fosse l’unica cosa da fare,
ti apro qualcosa che corre, pare,
verso il futuro, cerco
di essere quel tipo di genitore,
faccio questo genere di gesto
solido, previdente…
 
Senti, io oggi ti apro un conto corrente,
faccio un’azione duratura, rassicurante
mi tuffo nella burocrazia
ne riemergo con questa cosa, tua,
nominativa,
che poi ci peschi come ti pare
quando sarai in quel tempo laggiù
mobile, guizzante…
 
Adesso ti apro un conto corrente,
faccio una cosa arginante
la faccio oggi che ho paura
per quanto preme, ingrossa ed è
bellezza pura
questa vita tua che scorre
impetuosa, grande.

Annunciazione di una cosa nuova:
vero che amo molto leggere ad alta voce le cose che scrivo, ma vero anche che l’amore per lo scrivere viene dalla lettura e l’amore per il dire viene dall’aver ascoltato altri dire e poi, per quanto io a tratti possa trovarmi così interessante da autoleggermi in pubblico, al mondo c’è tanta e quanta roba infinitamente interessantissima da eteroleggere. 
Quindi è ora di spargere un po’ d’amore per ciò che amo. 
Dall’11 ottobre, alla Luna’s Torta ecco cosa succede: che ci vediamo, per chi vorrà, una volta al mese con un appuntamento di un’ora circa (che le letture di poesia più lunghe di un’ora e un quarto, per quanto mi riguarda, andrebbero bandite) in cui vi leggo poesie diverse di autori diversi, a mio sindacabilissimo gusto, scelte attorno a un tema.
Si inizia l’11 ottobre (segna su agenda: 11 ottobre, dai) con “La tua risata di gola”, una serata dedicata allo humor in versi, in tutte le sue declinazioni: poeti sorridenti, sornioni, divertenti, comici, ironici, sarcastici, divertiti, divertenti e giocherelloni.

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Poenuove

Da qualche tempo, a partire dal progetto Inpoetica, sto vivendo alcune esperienze che mi portano ad ascoltare le storie degli altri e a riscriverne dei pezzetti in versi. Questo un testo che ho scritto per il Campus Omodeo, in Sardegna, a partire dal racconto di Sebastiano, un bimbo che mi ha raccontato di come fa il pane con la nonna e di quella volta che ha vinto a basket.

La trovate qui, accompagnata dalla stupenda illustrazione di Riccardo Atzeni.

Sebastiano mi racconta che fa il pane

Sebastiano impara
nel pane la radice
di tanto in tanto – mi dice
bisogna lavarsi con l’acqua le mani
poi corre e lancia forte il pallone

Ed è così che farà
per tracciarsi la via
aggrapparsi a qualcosa nel profondo
da qualcosa correre via

Prime volte e femmine folli

Stamattina su Il Manifesto insieme alle tante cose che accadono e si dicono e si pensano a questo mondo c’è anche un articolo su di me e sull’ultimo libro che ho scritto. Confesso senza pudore alcuno e con tutta la contentezza delle prime volte che è la mia prima volta su un quotidiano nazionale e son contenta che proprio questo sia il quotidiano. Poi c’è il fatto di essere nella rubrica FemmineFolli e last, ma veramente non least, anzi, for first, c’è quello che scrive Fabiana Sargentini, che ringrazio di cuore, (e il fatto che sia lei a farlo). Un “Vorrei averle scritte io quelle parole” messo nero su bianco da una donna in gamba fa sentire un certo qual calore. Si scrive anche per desiderio di condivisione e certe cose te lo fanno sentire.
Quindi, in sintesi, quello giallo è il mio autoritratto di oggi con sorriso.

Quel che sa il botanico ottimista e pure poeta (ovvero: speriamo mi visiti stanotte in sogno e parli con me di quel che conosce)

Le poesie

non crescono sugli alberi

ma han bisogno

di radici

.

Le poesie

non crescono sugli alberi

ma le puoi cogliere

e divorare

.

Le poesie non

crescono sugli alberi

ma le puoi mangiare

e nutrono

.

Le poesie non

crescono sugli alberi

ma possono fare quel tipo d’ombra

che sotto ci fai l’amore

.

Le poesie non

crescono

sugli alberi

ma far l’amore a volte è bellissimo

.

Le poesie non

crescono sugli alberi

ma se grandina

durante il tempo dei boccioli

si guastano

.

Le poesie

non crescono sugli alberi

ma se grandina

nel tempo dei frutti

ti mangi le ciccatrici

ti mangi i bozzi

ti mangi i brutti che non è detto sian cattivi, anzi

ti mangi i brutti – pur sempre brutti – ma spesso buoni

.

Le poesie

non crescono sugli alberi

ma possono essere

belle fuori e

guaste dentro:

se è così sputa

se è così butta via il verme

lontano

se è così fan ribrezzo

.

Le poesie

non crescono sugli alberi

ma la merda

fa del bene

agli alberi e alle poesie

(dei fiori l’han già detto in una canzone)

.

Le poesie

non crescono sugli alberi

ma se i rami son secchi

non son fiori

e non fioriranno

e se non son fiori

non son frutti

.

Le poesie non crescono sugli alberi

ma ci vuole tempo

che devi aver pazienza

che vedi l’albero e dici:

“come cazzo fa

il legno

a buttar fuori petali?”

Ma tu che pensi così

non te ne andare sdegnato

e convinto che legno e petali

non c’entrino fra loro.

Tu che pensi

così, torna

anche quando non trovi i fiori

tu torna:

un giorno

viene un bozzetto

ridicolo

poi viene un profumo

nell’aria

poi vengono i petali

poi non si sa come

in un giorno solo

arriva l’estate

e solo ieri era freddo

.

Allora quel giorno

pensa

che le poesie non sono alberi

e non son petali

e non son frutti

e nemmeno bonsai

– le poesie non è il

caso

di dire cosa sono –

ma passami quel

cestino

non si sa mai

che oggi non si possa

già far merenda di frutti.