Annunciazione di una cosa nuova:
vero che amo molto leggere ad alta voce le cose che scrivo, ma vero anche che l’amore per lo scrivere viene dalla lettura e l’amore per il dire viene dall’aver ascoltato altri dire e poi, per quanto io a tratti possa trovarmi così interessante da autoleggermi in pubblico, al mondo c’è tanta e quanta roba infinitamente interessantissima da eteroleggere.
Quindi è ora di spargere un po’ d’amore per ciò che amo.
Dall’11 ottobre, alla Luna’s Torta ecco cosa succede: che ci vediamo, per chi vorrà, una volta al mese con un appuntamento di un’ora circa (che le letture di poesia più lunghe di un’ora e un quarto, per quanto mi riguarda, andrebbero bandite) in cui vi leggo poesie diverse di autori diversi, a mio sindacabilissimo gusto, scelte attorno a un tema.
Si inizia l’11 ottobre (segna su agenda: 11 ottobre, dai) con “La tua risata di gola”, una serata dedicata allo humor in versi, in tutte le sue declinazioni: poeti sorridenti, sornioni, divertenti, comici, ironici, sarcastici, divertiti, divertenti e giocherelloni.
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Da qualche tempo, a partire dal progetto Inpoetica, sto vivendo alcune esperienze che mi portano ad ascoltare le storie degli altri e a riscriverne dei pezzetti in versi. Questo un testo che ho scritto per il Campus Omodeo, in Sardegna, a partire dal racconto di Sebastiano, un bimbo che mi ha raccontato di come fa il pane con la nonna e di quella volta che ha vinto a basket.
La trovate qui, accompagnata dalla stupenda illustrazione di Riccardo Atzeni.
Sebastiano mi racconta che fa il pane
Sebastiano impara
nel pane la radice
di tanto in tanto – mi dice
bisogna lavarsi con l’acqua le mani
poi corre e lancia forte il pallone
Ed è così che farà
per tracciarsi la via
aggrapparsi a qualcosa nel profondo
da qualcosa correre via
Stamattina su Il Manifesto insieme alle tante cose che accadono e si dicono e si pensano a questo mondo c’è anche un articolo su di me e sull’ultimo libro che ho scritto. Confesso senza pudore alcuno e con tutta la contentezza delle prime volte che è la mia prima volta su un quotidiano nazionale e son contenta che proprio questo sia il quotidiano. Poi c’è il fatto di essere nella rubrica FemmineFolli e last, ma veramente non least, anzi, for first, c’è quello che scrive Fabiana Sargentini, che ringrazio di cuore, (e il fatto che sia lei a farlo). Un “Vorrei averle scritte io quelle parole” messo nero su bianco da una donna in gamba fa sentire un certo qual calore. Si scrive anche per desiderio di condivisione e certe cose te lo fanno sentire.
Quindi, in sintesi, quello giallo è il mio autoritratto di oggi con sorriso.
Le poesie
non crescono sugli alberi
ma han bisogno
di radici
.
Le poesie
non crescono sugli alberi
ma le puoi cogliere
e divorare
.
Le poesie non
crescono sugli alberi
ma le puoi mangiare
e nutrono
.
Le poesie non
crescono sugli alberi
ma possono fare quel tipo d’ombra
che sotto ci fai l’amore
.
Le poesie non
crescono
sugli alberi
ma far l’amore a volte è bellissimo
.
Le poesie non
crescono sugli alberi
ma se grandina
durante il tempo dei boccioli
si guastano
.
Le poesie
non crescono sugli alberi
ma se grandina
nel tempo dei frutti
ti mangi le ciccatrici
ti mangi i bozzi
ti mangi i brutti che non è detto sian cattivi, anzi
ti mangi i brutti – pur sempre brutti – ma spesso buoni
.
Le poesie
non crescono sugli alberi
ma possono essere
belle fuori e
guaste dentro:
se è così sputa
se è così butta via il verme
lontano
se è così fan ribrezzo
.
Le poesie
non crescono sugli alberi
ma la merda
fa del bene
agli alberi e alle poesie
(dei fiori l’han già detto in una canzone)
.
Le poesie
non crescono sugli alberi
ma se i rami son secchi
non son fiori
e non fioriranno
e se non son fiori
non son frutti
.
Le poesie non crescono sugli alberi
ma ci vuole tempo
che devi aver pazienza
che vedi l’albero e dici:
“come cazzo fa
il legno
a buttar fuori petali?”
Ma tu che pensi così
non te ne andare sdegnato
e convinto che legno e petali
non c’entrino fra loro.
Tu che pensi
così, torna
anche quando non trovi i fiori
tu torna:
un giorno
viene un bozzetto
ridicolo
poi viene un profumo
nell’aria
poi vengono i petali
poi non si sa come
in un giorno solo
arriva l’estate
e solo ieri era freddo
.
Allora quel giorno
lì
pensa
che le poesie non sono alberi
e non son petali
e non son frutti
e nemmeno bonsai
– le poesie non è il
caso
di dire cosa sono –
ma passami quel
cestino
non si sa mai
che oggi non si possa
già far merenda di frutti.