E per la serie #facciocose #dicocose #eveleposto ecco qui un’intervista con domande di Alcolibri Anonimi e risposte della sottoscritta a proposito di come è nato Consiglidivolo per bipedi pesanti e alcuni perché e percome del mio modo di scrivere e intendere la poesia.
E poi anche anche un video dove leggo una poesia.
Quindi #faccioanchevideo #eveliposto
Grazie ad Alcolibri.
Che qualcosa scappa sempre
la pipì
una frase
il coraggio
l’attenzione
il filo
anche solo il tram
Se si potesse fare
io vorrei che qualcuno
mi seguisse
a raccogliere
riprendere
riportare
quel che perdo per strada
che lascio cadere,
così
come un lavandino rotto
un carro troppo pieno
o come una che va in giro
prendendosi il lusso
di stare col naso in su
come per i bambini
che gettano le scarpe
dal passeggino,
così mi ci vorrebbe una tata
un cane fedele
un maggiordomo
o una madre
magari la mia, con quella sua frase:
“non sono mica la tua cameriera”
– che a diciassette anni è affermazione che legittima il matricidio
a trent’anni se hai una madre sufficientemente lontana
è frase da malinconia
la cui tolleranza è sintomo di adultità piena e conclamata;
mio padre non lo includo nella lista
che direbbe: “te l’avevo detto io”
e quelle son frasi che non si tollerano
nemmeno a centotre anni, lui, settantacinqe voi –
comunque sia,
a me ci vorrebbe
qualcuno che mi raccolga i resti
che ho una paura folle
di questi tempi
di perdere quei pezzi che poi
il puzzle non lo finisci più
E se stai per dire quelle stronzate tipo:
“ho imparato che tutto quello che ho perso
andava perso”
guardati allo specchio
e se hai meno di settant’anni
abbi il coraggio di ammettere
che frasi così si dicono
solo per non sentire
la paura che fa
mettere quel piede
dietro a quell’altro
andare avanti
anche senza stringere i denti
che non si capisce perché
bisogna anche rovinarsi la dentatura
mentre si fatica
andare avanti, dicevo,
e ripetersi
“dopotutto domani è un altro giorno”
cercando di sembrare una Rossella O’Hara
sufficientemente stronza
da meritare
un Clark capace di dire
con tutto quello stile
se poi pensate
che io abbia iniziato
a scrivere questa non-poesia
e poi mi sia persa quel che volevo dire
avete ragione
il che però non fa che dimostrare
che continuamente
vado perdendo
il filo
l’attenzione
e stanotte anche l’ultimo tram.
Procederò a piedi
casomai mi capitasse
di trovare qualcosa
che è stato perso:
lo faccio mio
e mi dico
che son fortunata
e che se non perdevo il tram
non avrei mai trovato
quella cosa lì.
E se per caso vi state chiedendo cosa
io abbia trovato
facciamo che si tratta di una canzone,
quella dove Ornella Vanoni
se la intendeva con Rossella,
poi
camminiamo
e giochiamo che quel che si perde si perde
e anche se mio papà “me l’aveva detto”
vedrò di sbagliare a modo mio
che mi viene piuttosto naturale
e quando uno ha una dote
è un peccato perderla così
per pura ribellione.
Per questa poesia si ringraziano
mia madre
mio padre
rossella o’hara
clark gable
ornella vanoni
il tram