Questa poesia è tratta dal libro “Nostra signora dei calzini”, la pubblico su istigazione di un commento ricevuto da un lettore assiduo e attento di questo blog che mi ha posto una domanda interessante
(commenti e risposte possono essere letti QUI).
Io mica lo so
lo confesso
quando andare a capo
Quando penso così, mi viene il senso della colpa
e mi metto a studiare metri e versi
e rime e enjambement
e a leggere poeti difficili
e a dirmi: non scriverò più finchè non sarò in grado di capirne almeno uno
almeno quello famoso che piace a tutti
e che a me mi urta
e mi fa male agli occhi
e mi dico: se ti urta non è perché non ti piace
è perché è efficace
capra
E misuro me stessa con il suo metro
un metro da poeta difficile e pubblicato
ed è evidente che non ho le misure giuste:
93, 75, 87
bacino, vita, tette
iniziando dal basso
e dal basso continuando, che sono solo 1 e 53.
Non mi prenderebbero nemmeno a miss Italia.
Però forse ai poeti
servono misure diverse
tipo la circonferenza craniale
che è 54
e la distanza dagli occhi
– in senso assoluto e non travalicando il naso –
(il naso non c’entra nulla in poesia, la poesia è fatta di parole mica di odori)
la mia distanza da un occhio all’altro è 3
tre, è evidente, non è un bel voto
è proprio il caso che io non scriva più
sono un poeta fuori misura
sono un poeta irregolare
sono un poeta pure femmina
quindi sono una poetessa
A quel punto mi fermo
le poetesse mi danno una certa quiete
le trovo meno giudicanti
tutte un po’ irregolari e senza misure da miss
Poi lui ricomincia,
il maschio che è in me
dice così:
“La gente, bella mia,
si stufa presto
di leggere le parole confuse
che la tua fica dispensa
sempre a balbettare di quelle cose
quattro:
amore
morte emozioni
amore”.
A questo punto diventa un litigio di coppia.
La femmina che è in me sbotta:
“Ma quando mai
ma quando mai
ma quando mai”
ripete
(lo fa sempre quando è nervosa)
“voi maschi siete stati competenti in fatto di emozioni?”
e attacca lì per lì
una filippica che mi convince
e mi identifico
e mi dico: sai che c’è?
Io non sono un poeta maschio,
sono un poeta femmina
e noi le abbiamo abolite già da un po’
quelle misure,
aggiornati, ragazzo:
la Loren se li porta bene, ma è vecchia
le modelle sono anoressiche
e il Dove fa la pubblicità con le donne vere,
quelle con la ciccia.
E allora vado a farmi una doccia
e per disprezzo
butto giù una terzina dantesca:
tre endecasillabi
rima incatenata
aba
bcb
e anche c che chiude il discorso.
Perfettamente d’accordo sulla trasgressività… molto grata sulle andate a capo : ))
Perfettamente d’accordo sulla trasgressività… molto grata sulle andate a capo : ))
riprendendo il discorso dei “termini femminili forti”, notavo una cosa curiosa leggendo questa poesia: ho trovato molto più trasgressivo un “a me mi”, che non l’uso dell’esplicita genitalità femminea : – )
A parte questo, io credo che invece tu sia molto brava nelle andate a capo : – ) che sono sempre il marchio di fabbrica di qualità del tuo poetare…