Ti devo raccontare una cosa
capire se è mai capitato anche a te,
anzi no, non mi interessa,
voglio solamente dirtelo
come ti direi cosa c’era per cena ieri
(“cosa c’era per cena ieri?” “Pizza e birra e caffè e sambuca a parte” “Ah”)
Voglio dirti questa cosa:
mezz’ora fa mi sembrava che il mondo finiva lì.
Tu prova a immaginare:
c’era questo nulla
di questo quasi nulla
di questo quasi metà agosto
e questo quasi temporale che forse arrivava
e forse no
e questa voglia a mezzo di andare a casa
e di non andarci a casa, stare in giro
e c’era il vuoto dei rumori di quando hai le auricolari
ma non stai seguendo davvero la musica
segui la strada
perciò sei vuota di musica e il mondo è vuoto di rumori
e la strada non è vuota ma tu schivi tutto
e in definitiva sei vuota
e pedali come un cane che segue un odore
senza sapere che odore sia
di casa o di padrone o di carogna
tu sei quel cane
un bel cane, ma perso
e poi all’improvviso pensi, anzi non pensi, sai:
ora finisce il mondo.
Non immaginarti la paura dello scoppio
l’onda, lo squarcio, il sangue, no
immagina solo qualcosa come l’attimo prima del “poi tutto quanto non c’è più”
quel secondo prima che poi non sei mai più
niente è mai più.
Non ero sola, se vuoi saperlo, c’era gente
e un incrocio
e un’ambulanza ferma in mezzo all’incrocio
e una donna vicino all’ambulanza, ma senza preoccupazione:
lei e l’ambulanza c’entravano, ma lei era senza preoccupazione,
niente morti, niente incidente, forse neanche un graffio
è passata una famiglia brutta
è passata come passano le anatre sui fiumi dei cartoons, in fila:
lei, lui grande, lui piccolo (il figlio intendo)
tutti brutti, lei di più
lui (lui grande) si scaccolava mentre lei parlava
nessuno ascoltava nessuno
poi un cattivo poeta mi ha attraversato la strada
l’ho visto sulle strisce pedonali
mi è passato davanti senza riconoscermi
io so chi è lui
ti direi il nome, ma tanto è uguale, sai cosa intendo: pessima poesia
e sono passata oltre
e ho pensato “devo ritirare la roba stesa”
e poi ho pensato, anzi ho saputo, che stava per finire
tutto
che quello era il momento che finiva tutto lì
anche il cattivo poeta
fine
basta del mondo e della cattiva poesia
Ed è questo il punto:
come succede la fine, il basta.
Non mi è passata davanti tutta la vita
e non ho pensato a nessuno che amo
nessuno da salutare
ho solo pensato alla fine –
se hai mai pensato per davvero alla fine lo sai
la fine è una cosa enorme che si prende tutta la fronte
tutto il tuo cervello
non ha peso
ma sta – come nient’altro sta
e siccome c’era questa fine così fine dentro la mia testa
io non avevo modo di avere sentimenti
o voglia di salutare
come saluti quando parti per le vacanze
– non ci si saluta quando è la fine
quando si è dentro la fine si sta
la fine è tutto
e tutto sta per diventare niente
sembra pessima filosofia, ma ti sto dicendo qualcosa di concreto
però devi aver sperimentato una fine
altrimenti non lo capisci
Ma credo tu possa capire.
Tutti possono capire.
Tutti finiscono prima o poi.
Ma non voglio parlare di questo ora
voglio parlare del poi
perché sai benissimo
che se stai leggendo questa poesia
poi alla fine la fine non c’è stata
infatti no:
l’ho capito perché tutto continuava
all’improvviso ho sentito che stavo sentendo la musica
un pezzo qualunque, mi spiace
nessuna delle “dieci canzoni che porteresti su un’isola deserta” (per rovinartela per sempre)
nessun pezzo da fine del mondo
comunque l’ho sentita – prima non la sentivo, ricordi?
ho continuato a pedalare –
ero in bicicletta, forse non te l’ho detto prima –
ho schivato una coppia di anziani
si tenevano per mano
lei ha detto “guarda là”
non mi sono intenerita, affatto
– non so cose lei volesse che lui guardasse –
posso intenerirmi per cose così, lo sai
ma in quel momento era troppo presa dal fatto che ricominciava il mondo
o meglio: che non finiva
E ora viene la rivelazione:
ecco cosa è stato il mio primo pensiero cosciente –
niente pensare a nessuno
niente roba seria, niente –
:
ho pensato solo alle merendine che avevo nel cestino
– le avevo appena comperate –
ho intravisto la loro carta a colori accesi
quella carta da bambini deficienti, da eterna pubblicità
ho sentito il gusto di quelle merendine, domattina, sulla mia lingua,
lo sciogliersi della crema bianca in bocca
ho sentito com’è alzarsi pensando di avere qualcosa di così buono da mangiare.
Tutto lì.
Come esemplare di essere umano sopravvissuto non sono un granché.
Ma non credo conti come sono fatta io
o tu
si tratta semplicemente del “ricominciare”.
Del “cosa viene dopo la fine”.
Il pensiero di una merendina, malgrado tutto.
Malgrado la fine sia così totalmente fine.
Malgrado ti sembra che il mondo possa finire così, a metà agosto, improvvisamente.
Malgrado il quasi nulla, la musica muta, il sentirsi a metà.
Malgrado questo temporale che forse arriva e forse no.
Dopo la fine – è questo che ti volevo dire –
dopo la fine – è banale – c’è un inizio.
Piccolo.
Una merendina.
Una merendina dolce per svegliarsi la mattina.
O solo un pensiero buono.
Ed è quel pensiero che ti volevo raccontare.
Un pensiero buono. Per te.
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è curioso. pensavo oggi la stessa cosa..pensavo alla rinascita..che poi è un riavvio..o una metamorfosi?..e nn necessariamente deve esserci una fine ..ma 2 occhi nuovi per vedere il vecchio.
Sì. Grazie. Le mie due parole preferite.
io mi sono intenerita leggendo questa poesia.
se non c’è stata la fine non c’è neppure un inizio, l’inizio serve a chi ha bisogno di resettare, in un certo qual modo ai pavidi. la vita non si ferma mai e brava tu che la sai alimentare anche con le merendine.
Non lo so se dopo la fine c’è un inizio.
Di certo non è banale che ci sia.
Non è detto che ci sia.
Comunque la poesia è bella.