Tornando verso casa

Tornando verso casa, vicino alla stazione, spesso trovo un accrocchio di anziani che mettono in scena la manfrina delle tre carte o dei tre bicchieri con la pallina sotto.
C’è sempre un tipo bassetto e i suoi compari: uno che fa il palo, gli altri, mi sembra di aver capito chi sono, nel circoletto che si crea.
Questi personaggi esercitano su di me un fascino da favola, da gatto e volpe, da bassotti. E mi domando se davvero ce la fanno, se riescono a raggirare qualcuno, se qualcuno ancora ci casca. Sono anziani di un’anzianità poco decorosa, equivoci, cattivelli. Ma lì vicino c’è un bar con le macchinette. Guardo quei colori di merda, la gente lì appiccicata, imbambolata, illusa. Penso ai giri d’affari che stanno dietro a quelle macchine. E non riesco a non fare il tifo per loro, per i gatti e le volpi, per la loro destrezza truffaldina, la faccia da culo, la loro umanità rancida, invecchiata male.


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