Venerdì

Mi pare imprigionato, questo corpo di adulta
in un garbuglio mefitico del fare,
dare e avere come bilancia dell’essere
più difficile liberare l’occhio
sporcarsi sotto le unghie
con i resti di qualcosa che
scintilla, frantumaglia, a sorpresa
 
la lingua incespica nel già detto
sa di posta elettronica masticata
la poesia salvifica ha rotto i coglioni
e molto altro, ma poi, dai. La guerra
 
ho disposto le app per colore, un bel
lavoretto, mentre cerco lo spazio
per un atto di insubordinazione interiore
che non so immaginare o forse compiere
 
buttare qualcosa
cui mi pare di tenere ancora
mettersi con la guancia
sul muro caldo, sfregarsi un po’ via
bere acqua da un bicchiere che
non lavo da due giorni
 
cercare una sbeccatura
lungo i bordi delle ore,
una faglia nella giornata,
indecorosa
 
ripararmi nel tuo cavo, da dentro
dove ci assomigliamo di più
e siamo corpi che si tengono,
perdendosi

poesie

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