Cose che mia nonna non leggerà

Ti scrivo da un giorno di cose qualunque
 
lungo mani che stanno prendendo
impercettibili curvature
 
sono cose del tempo
che vanno al nodo ossuto delle tue,
sull’indice che si piegava
per far passare l’ago nel tessuto,
il rumore di macchina da scrivere
che risale dalla mia tastiera
 
C’è un bambino che gioca seduto
accanto al tavolo, per un momento assorto,
fra pochissimo verrà qui
per toccarmi e avere il mio sguardo
 
a volte spia pezzi del mio corpo, lo vedo
come facevo con quella cosa tutta conosciuta
tutta misteriosa, che eri tu
 
tuffare le mie mani nel tuo seno,
le dita impigliate nella catena d’oro
la medaglietta, sottile, dura
sulla pelle morbida, grande
 
so cosa mi cerca addosso,
con la mano che fruga:
l’abbandono a un corpo
ha un tatto e un odore
e un segreto
 
borotalco e sudore,
la grana delle rughe, il tuo
 
Ti scrivo che non ci sei più
e non hai mai visto come sto
dentro questa parola, mamma,
in questa voce nuova che mi dice
come mi sa
 
sono stata tante cose che non saprete
 
tutti quegli anni che separano
la tua vita dalla sua
 
Ma l’infanzia è uno sguardo
che riaffiora da dentro
e si porta tutti, come un presente
mai esaurito
 
rende increduli a se stessi
alle mie mani mentre scrivo
 
al nodo dell’indice, dove guizzano le tue
e un tempo da venire
che si fa strada nelle ossa, sempre
 
Lui non lo saprà che fra molto,
ma io ho spiato il tuo corpo
e so mettere nel mio tempo il tuo
 
verrà anche per me
e non sarò che qualcos’altro
prima di non essere più.
 
Ti scrivo da un giorno di cose qualunque
 
sto nel mezzo,
sono qualcuno con queste mani
prima di non essere più.

poesie

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