Non so da dove venga
questa mia attitudine agli oggetti
questo generico volere
questo specifico voler possedere
per forma e colore
questo generico voler cosare
venga un po’ da dove gli pare
–
Non so da dove venga
questa attitudine agli oggetti mia
forse dal mio tempo
forse dagli anni ottanta
forse da mia madre
da una miseria lontana
non so
non so che c’entri con la poesia
–
So che il tempo
si scandisce per riempimenti
e svuotamenti
per accumuli
e svendite
per tumuli
per sacchetti d’immondizia
pieni
di cose di case
e case vuote
e case nuove
e una certa pigrizia
e un abito a fiori per ogni stagione
e ogni stagione che deve tornare
e svuotare armadi
e tessuti
e lacerare
e certe volte a tutto questo
accatastare
e giraffe di spugna
e scarpette
e spostare
e mestoli di rame
e il barattolo del pesto
e trapani
e rimestare
e palette di plastica
e il fornetto del pane
e i guanti troppo gandi per le mani
certe volte a tutto questo
prendere, infilare, anello, anulare, gettare
io non so che senso dare.
Ma so
–
So che mammut
è un animale
so che mammut è un robino
da infilare
una roba da ferramenta
un robo per appendere i lampadari
–
So che pappagallo è un uccello
ha le ali
ma so anche di quell’altra cosa
di quell’altro pappagallo
che non è un uccello
dove i maschi ci infilano l’uccello
–
So che la farfallina è un insetto
so che la farfallina è anche un cerotto
so che la farfallina mi ha tenuto insieme
il mento rotto
–
So che l’ariete è una bestia che non vedrò
e l’ariete so che è un oggetto che non userò
–
So che gli oggetti hanno nomi
da bestie
e tanto basta a farne uno zoo
–
Ora, il senso dello zoo
io non lo so
ma so che
ci vanno i genitori e i bambini
e i genitori da bambini
e i bambini da genitori
–
e quando ci vanno
bambini e genitori
quando ci vanno
allo zoo
i bambini stupiscono
e i genitori fanno le foto.
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