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Che cos’è un Poetry Slam?
Come ha detto nell’esordio di un suo quasi-manifesto Marc Smith, il poeta americano che nel 1987 a Chicago ‘inventò’ il Poetry Slam, «la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste per celebrare la comunità; il punto dello slam non sono i punti, il punto è la poesia». E questo punto, questa TAZ (Temporary Autonome Zone) ,come si definisce nel linguaggio Hip Hop, si è diffuso anche in Italia e crea una situazione antropologicamente interessante con la sua gara, con il suo incontro/scontro per un dialogo reinventato e colto dal e sul vivo della contemporaneità attraverso la sua critica istantanea.Lo Slam è molte cose. Sport, perfomance, arte, poesia sonora, ma ha il suo compito fondamentale nel terzo millennio: scuotere i giovani ed il suo pubblico dalla passività superficiale e tentare un approccio “qui e adesso” con le parole. Nel loro atto diretto. Frontale e di confronto. We slam, therefore we are!
Per il Circolo Poetico Correnti Alberto Mori
Che senso ha organizzare un Poetry Slam?
Un poetry slam è una truffa a fin di bene. È una scusa per tornare indietro a quando un viandante arrivava nella sala dove la gente beveva e mangiava, si sedeva e tirava fuori la sua cetra. Era un poeta! E allora la gente lo pregava: “racconta qualcosa!” e quello cominciava… storie di armi, d’amori e di eroi. A ciascuna epoca il suo. Oggi le sfide di versi. Battaglie innocue dove lo spirito agonistico ma corretto della competizione sportiva viene prestato alla poesia, “sport” tradizionalmente solitario… E poi c’è la giuria popolare, scelta a caso nel pubblico, che riporta i poeti in quella sala antica dove l’applauso degli astanti era condizione indispensabile per continuare la declamazione.Lo slam poetry è una disciplina da leoni, dunque.
VersiUmani ha schierato i campioni nell’arena. Ora, al pubblico l’ultima parola!
Paolo T. VersiUmani
ARTshot
Artshot è nato nel 2004, in occasione di Barattolandia, una delle prime iniziative della (allora) nuova generazione della Consulta dei Giovani. Pochi mezzi, diversi notti insonni, molte aspirine. Difficile ingranare per via delle carenze tecniche ed economiche e dell’inesperienza. Eppure l’idea era forte: invadere pacificamente la città con concerti, spettacoli teatrali, reading ed esposizioni di arti figurative. Artshot si è da subito imposta come evento unico nel suo genere sul nostro territorio e negli anni ha lavorato per consolidare questa posizione, divenendo una vera e propria vetrina della creatività, svelando potenziali artistici che parevano sopiti o inquadrati nelle stanche formule “festival per gruppi emergenti” o “mostra per giovani artisti”. Artshot sa adeguarsi assai più rapidamente alle esigenze artistiche delle nuove generazioni, in quanto manifestazione non creata “dall’alto”, ma da giovani per la cittadinananza. È con questo spirito e in quest’ottica che l’organizzazione si è mossa vedendo aumentare, oltre alla quantità, la qualità dell’offerta. Fino ad arrivare alla settima edizione, ancora a cercare di colorare uno sfondo grigio che non sentiamo per nulla nostro, con l’auspicio che l’eco di tutto ciò si diffonda ben oltre la fine della manifestazione.
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