Gioco.
L’altro giorno ho fatto un gioco.
Ogni tanto faccio questi giochi sbloccatesta, quando son giù.
Avevo in mente dei modi di dire e un’immagine, quella del bouquet.
Ho usato questo blocco (frasi + bouquet) come incipit e poi mi sono inventata delle variazioni.
A me son venute queste.
Chi vuole giocare giochi pure qua sotto con le sue.
Bouquet 1 (della sposa rompiballe)
Dei nervi a fior di pelle
di quello scoperto
del punto dove la lingua batte
del dente che duole
del tallone d’Achille
ne hai fatto bouquet:
ora attendi lo sposo
la forma da infilare al dito
l’antidoto in carne da marito.
Bouquet 2 (dell’amante abbandonata)
Dei nervi a fior di pelle
di quello scoperto
del punto dove la lingua batte
del dente che duole
del tallone d’Achille
ne ho fatto (marcito) bouquet:
il mio amore non viene più da me.
Bouquet 3 (dell’avanti tutta)
Dei nervi a fior di pelle
di quello scoperto
del punto dove la lingua batte
del dente che duole
del tallone d’Achille
ne ho fatto bouquet:
da gettare all’indietro
lontano da me
oltre l’ostacolo il cuore
oppure si muore.
Bouquet 4 (della fragilità)
Dei nervi a fior di pelle
di quello scoperto
del punto dove la lingua batte
del dente che duole
del tallone d’Achille
ne ho fatto bouquet:
corolla e foglia
verde e preziosa
dono per te,
la parte più fragile di me.
Leggi tutto…
Come l’arancione con l’azzurro
l’accostamento del tono di verde sul verde più chiaro
io sto bene con lo sbriciolare del biscotto
al tavolino del luogo illuminato
lungo lo stelo che cresce e nel racconto dell’esistere delle cose
fra occhio e occhio
nel meccanismo di gioco
fra emissione e ascolto, nel farsi della parola
con il movimento dei raggi della ruota
e poi qui.
Vestire i miei panni
non chiedo molto altro
poterli poi di tanto in tanto mutare
svestirmi del fuori
a costato aperto
rimanerti di fronte, sottopelle
rossa e blu.
La persona
va per la strada
va al mare
va al lavoro
va al bar
va nella barca
va sull’aereo
va nella farmacia
va nei paesi
sulle montagne
va altrove.
Poi torna.
Dove abita il tuo sguardo, persona?
Le domanda qualcuno.
La persona ripone nella casa lo sguardo.
E la casa è sé ed è l’altro.
La casa è la voce che fa la domanda,
è il corpo che custodisce lo sguardo da dentro
perché possa andare fuori.
Hanno messo vestiti di velluto e berretti nelle vetrine.
E sul fiume ricomincia il rito delle foglie a cadere.
Il rimprovero
immagino, di un passante che mi guarda scuro
per questo rinnovato
pensare alla stagione:
Cos’hai da stupirti ancora? Sempre viene e di te non si cura.
Sarà che siamo esseri nel tempo
sarà che ti penso
come cosa che trascorre via
sarà che mi ha salvata sempre
questa meraviglia mia.
Ritiro la maschera
che fa vedere nell’acqua
i pesci
e con lei
qualcosa della stagione
che fa risplendere sul corpo
la luce.
La indosso.
La maschera non mostra – e ci speravo –
qualcosa di ciò che sta per venire – nemmeno appannato.
Sono un sommozzatore di fine stagione.
Un’apnea casalinga.
Un nuotatore in cucina.
Anfibio spiaggiato senza battigia.
Una forma di vita sciocca
che oppone resistenza al tempo
che viene.
Da qualche parte una madre chiama
dai, dice, dobbiamo andare.
Penso che a casa ho un sacchetto di biglie
dei sassi
voglia di giocare.
Leggi tutto…
Alto
lungo
bruno
bianco
pieno
tondo
cicciottello
il tuo corpo
è
molto
bello.
Non credo il punto sia
la felicità
Ma la pienezza del nostro
passare
Il punto è tondo
La relazione con il mondo
Ha luce bassa oggi la mattina
non rimbalza luccichii sulle cose
ed è, questa, una buona dimensione del tempo
osservare l’orizzontale il verticale
l’insetto sui bordi dei vasi
e tutto il suo cercare
ferma, tu, occhio, iniziare un giorno
sentire la tentazione di sempre
poter trattenere qualcosa, il desiderio, l’infanzia
oh fermalo, fermalo per me, fammene dono
l’aria eppure sempre si muove, ed è
una buona lezione del tempo
Mi costruisco una domenica
con tratti di pioggia e azzurro
ne prendo pezzi da libri
pezzi da me
e anche pezzi da te
che passi sotto le mie finestre
tutto tenuto insieme dal tempo
vuoto
che non voglio riempire
ma giocare nelle stanze
chiare
Voglio fare tutto per bene
onorare i disastri e le catene
tentare strade, deviarle fino in fondo
danzare al fuoco di stare a questo mondo
e voglio l’alto il profondo il tondo il pieno
il freddo il caldo l’antidoto e il veleno
voglio l’arresto la malinconia
la corsa pazza l’amore l’allegria
finché mi resta un briciolo di vita
lanciarla in aria giocare la partita
Certe cose accadono in silenzio
mentre le auto sfrecciano là fuori
nella stanza tutto è vuoto e pieno
e nel buio riconosci i fili d’oro
Leggi tutto…
Al Corso di poesia per poeti mannari che tengo alla Scuola Holden ho dedicato un paio di lezioni alla scrittura per la performance e alla lettura ad alta voce.
Mi sono divertita a scrivere questo dodecalogo per i miei mannari, ragionando un po’ sulla mia esperienza (è la mia esperienza non la bibbia però il primo punto vale in maniera assoluta, questo è certo).
Ve lo propongo anche qui.
Dodecalogo (più punto spurio) per le prime letture in pubblico
1 Ricordati di respirare, è provato che sia così utile da essere fondamentale. E’ altrettanto provato che i lettori ad alta voce funzionano come gli altri: necessitano di ossigeno. Ossigenati.
Leggi tutto…
Trivella tua sorella
Stai a casa a fare la madre
Trivella tua madre
Stai a casa a farti trivellare
Fatti trivellare ma a casa
Oppure esci, vai al mare – che abbiamo un bel mare – ma accompagnata, che magari a qualcuno gli vien voglia di trivellarti, non si sa mai
I maschi trivellano, son trivellatori, essi hanno questo impulso trivellatore che se ti fai beccare sola o anche con l’amica tua, ingenua come sei, femmine come siete, poi ti trivellano e son cazzi tuoi (letteralmente capito? aahahha A noi ci piacciono un sacco i giochi di parole! Siamo creativi e poeti!)
Se gli scappa di trivellare, comunque, dicevo, i maschi devono trivellare
quindi, tu, stai a casa, che tanto hai da fare con i bambini e le trivelle e le sorelle, che fra femmine vi capite
Ogni maschio trivella la sorella sua, se è sua ci potrà pure fare quello che vuole
Leggi tutto…